giovedì 9 giugno 2016

1) ...e adesso pedala

Durante il corso preadottivo, tra i tanti, ci venne raccontato un aneddoto che non ho mai dimenticato: una madre adottiva con la figlia, somaticamente diversa da lei, è al supermercato e per ragioni futili (che chi ha figli conosce molto bene) la figlia comincia a fare i capricci come solo i bambini riescono a fare... voce stridula, lacrimoni, piedi ben piantati a terra, braccio dritto e mano aperta verso la mamma per compensare la fissita del resto del corpo. 

Nulla che possa meravigliare chi è genitore e che ha vissuto simili momenti di imbarazzo: vietato sorridere per sdrammatizzare il momento davanti agli astanti, gli strilli cresceranno di intensità, impossibile accontentare le pretese in toto perché è pure diseducativo, cercare un compromesso? Sì ma è difficile perché la determinazione della figlia è granitica, vuole la mamma ma non la vuole ascoltare.

La sgradevolezza del momento si palesa in un attimo quando tra gli strilli si ode il commento acido dell'idiota di turno (che non manca mai e che non pensa di perdere un'ottima occasione per astenersi): "ecco prima li adottano e poi non sanno cosa fare". Il primo impulso è ovvio, voltarsi e lanciare un chiaro e inequivocabile "vaffa", a voce, a gesti, volgare o edulcorato, accompagnato dall'invito ben espresso di farsi i "fatti" suoi, ma c'è la figlia che sta vivendo un momento delicato, non tanto per il capriccio in sé, ma per le reazioni che osserverà nel genitore.

Per il genitore è un momento altrettanto importante: sta sperimentando che l'adozione non è amata da tutti; che dietro al piedestallo di santi su cui a volte ci issano, si nascondono ipocrisie e giudizi impietosi sulla validità della famiglia adottiva; che il vecchio detto "hai voluto la bicicletta e adesso pedala" lo accompagnerà fino alla fine dell'adolescenza (dei figli).

I nostri figli potranno avere difficoltà nei rapporti interpersonali con noi, con altri adulti o con i coetanei, a scuola o nella vita extrascolastica e noi che, a differenza dei genitori biologici abbiamo avuto la preparazione, che dobbiamo essere adeguati, che abbiamo studiato e siamo stati "promossi", noi che, persino nel disprezzo, siamo considerati "super-genitori", saremo quelli che hanno fallito, quelli che sono andati a "cercarsi delle grane" e non sono capaci di districarsi. 

Noi dobbiamo ricordarcelo, non dovremo mai sentirci incapaci o falliti, l'adozione può essere difficile, all'inizio o anche più avanti (alle soglie o durante l'adolescenza, ad esempio). Consapevoli della nostra fragilità familiare, chiederemo aiuto e ci impegneremo per risolvere un problema alla volta senza il peso di un eccessivo narcisismo genitoriale tipico di chi si specchia nelle somiglianze somatiche dei figli, siamo o non siamo i "super-genitori" della situazione?

Supereremo la paura di essere mal giudicati da chi ci sta intorno e i commenti esterni in questi momenti saranno solo un fastidioso brusio di sottofondo.