Quando, ieri sera (3 ottobre 2013) Maria Amelia Monti, mentre leggeva una lettera scritta da una madre alla figlia adottiva, ha iniziato ad avere la voce tremante e, s'indovinava, l'occhio lucido, ho temuto che non riuscisse a trattenersi come già stava capitando a molte spettatrici e probabilmente anche a parecchi uomini presenti (ma si sa gli uomini lo nascondono meglio). Poi, come ha dichiarato lei stessa la forza dell'attrice e il fatto di aver letto e riletto tantissime volte ciò che stava recitando hanno avuto la meglio ed è riuscita a proseguire senza intoppi.
E questo rallentare, vibrare della voce si è ripetuto anche con altre lettere, tutte splendidamente cariche di emozioni.
Per fortuna, la lettura delle lettere è stata inframmezzata alla storia personale dell'attrice e del marito Edoardo Erba (autore del testo). I due attraverso la narrazioni dell'attrice hanno narrato con molta ironia le loro vicissitudini incontrate nel percorso adottivo.
Dall'informe idea iniziale alla conclusione di un bambino "marrone" (come si autodefinisce) che appoggia la mano sulla maniglia per entrare in quella che diverrà la sua nuova casa.
Momenti questi di puro divertimento quando vengono descritte le incomprensioni con la burocrazia, gli imbranamenti degli aspiranti genitori adottivi che non conoscono le procedure, i cavilli, che incontrano, le resistenze poste sia dai familiari che dagli estranei e persino dagli operatori che vogliono 'metterli alla prova'...
Sono aneddoti a volte molto simili a quelli che ho vissuto in prima persona o che ho già sentito narrare da amici e conoscenti, ma descritti con la maestria dell'arte assumono un'altra caratura, si trasfigurano e la bravura dell'attrice (e dell'autore) li presenta in modo irresistibile.
Insomma chi c'era, tra una lacrima e una risata, è uscito da teatro arricchito, emozionato e soddisfatto. Chi non è riuscito ad esserci o non ha voluto partecipare può solo sperare che ci sia la forza e la volontà di organizzare delle repliche, che questo diventi un "testo" da riproporre, magari in altre città e a platee più numerose (perché secondo me se il teatro fosse stato non di 500 ma di 1000 posti, sarebbero stati prenotati tutti anche se ci fosse stato un biglietto da pagare...)
Come ultima annotazione aggiungo che amici e conoscenti non direttamente interessati all'adozione, hanno trovato anch'essi la rappresentazione divertente, emozionante ed consigliabile a tutti gli appassionati di teatro.