mercoledì 30 maggio 2012

...i veri genitori (ghost parents) - parte 6

 Indice


Premessa.

Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto possibile, le proprie origini. Ma...
      
Mantenere l'unità della famiglia biologica.

Com'è possibile voler mantenere l'unità della famiglia d'origine, mantenerla sempre, anche contro ogni evidenza, anche quando i genitori risultano incapaci, inadeguati, violenti, interessati nelle intenzioni ma assenti nella realtà. Perché ricorrere all'affido temporaneo, attendendo che la situazione si normalizzi, che il disagio scompaia mentre i bambini rimangono per anni in istituto (si chiami anche "casa-famiglia", non è una famiglia) o in affido precario presso genitori temporanei che in quanto tali non possono essere genitori compiuti per quanto validi e preparati siano.

Questa situazione comporta che il bambino sia in perenne attesa che ci sia un ravvedimento nell'atteggiamento di soggetti che non lo vogliono o che lo vogliono ma non sono in grado di tenerlo. Nel frattempo, può rimanere sospeso in una sorta di limbo, in un'attesa indeterminata di privazione degli affetti, quando la decisione ferma e coraggiosa dovrebbe essere di risolvere rapidamente la situazione e affidarlo definitivamente a dei veri genitori non solo amorevoli ma anche idonei.

Chi si occupa dei minori si ritrova immerso nel modo di pensare del contesto sociale circostante che gli impedisce di agire con tempismo, ponendo fine alla giostra dei trasferimenti tra la famiglia incapace, l'istituto e la famiglia affidataria. E il bambino cresce nel peggiore dei modi, senza certezze, senza prospettive, senza una guida sicura e senza affetti chiaramente definiti e subisce molteplici trasferimenti e abbandoni (affidatari, educatori, genitori biologici, ecc.).

Il ruolo dei media

Quante volte al provvedimento del Tribunale che toglie un figlio a una coppia o una madre inadeguati con modalità di rispetto del minore, la risposta dei soggetti a cui viene tolto è rivolgersi alla stampa senza alcuna precauzione nei confronti del bambino la cui storia viene piazzata in prima pagina e in TV? Spesso vengono messi in piazza alcuni aspetti della vicenda e vengono taciute le vere motivazioni del provvedimento che il Tribunale non divulgherà perché la loro conoscenza è lesiva dei diritti del minore. E quanti inutili commenti nei dibattiti, sui forum, nei blog, sui giornali e nelle riviste, quasi tutti a favore del piagnisteo dei genitori a cui è stata tolta "ingiustamente" la creatura... Il figlio l'hanno fatto e quindi è una loro proprietà! Toglierglielo è un furto, uno scippo!

Mi chiedo come sia possibile che il contesto sociale esprima sempre una certa resistenza alla delegittimazione dei genitori biologici e all'allontanamento dei loro figli nei casi in cui sia necessario. Moltissime persone si dichiarano giustamente inorridite verso violenze, abusi e soprusi verso i bambini, ma quando si prospetta che il colpevole appartenga all'ambito familiare e l'unica soluzione vera e radicale per risolvere la situazione sia allontanare i figli dai genitori per affidarli in adozione, allora subentra una sorta di blocco psicologico, un eccesso di scrupolo: "...ma non si può fare nient'altro?", "...è proprio necessario?". Togliere i bambini ai genitori (di sangue) sembra essere un atto inconcepibile.

Denunciare è peccato

Lo stesso atteggiamento si ha quando si viene a sapere di qualche situazione critica in cui l'intervento delle istituzioni potrebbe evitare possibili tragedie e sono molto comuni frasi del tenore: "se chiami i servizi sociali, poi quelli le tolgono i figli..." Come se denunciare abusi e molestie significhi essere complici di uno sgarbo, di un delitto verso i genitori, dimenticando che non farlo significa sofferenza e dolore per i bambini coinvolti.

Alcuni tribunali, forse per evitare di prendere delle decisioni coraggiose, chiare e definitive, arrivano a concepire persino il nonsenso dell'adozione mite, "l'adozione-non-adozione" che trasferisce la potestà genitoriale a chi adotta ma che mantiene i contatti con gli altri genitori, quelli originari, con immaginabili conseguenze per il bambino che non sa più "chi è genitore", "chi non lo è" e quale sia la sua prospettiva emotiva futura. Immaginiamo anche la difficoltà dei genitori adottivi che i "fantasmi" se li ritrovano in casa o quasi...

Genitori veri

La ricetta dovrebbe apparire semplice: dimenticare la consanguineità e considerare rapidamente quale sia la scelta migliore tra i genitori inadatti, incapaci o che si vogliono sbarazzare del figlio (abbandonandolo o non prendendosene cura), considerandone le possibilità di recupero e i potenziali genitori adottivi preparati ad accoglierlo, considerandone le caratteristiche e le loro risorse, ma anche i limiti e i difetti.

Ringraziamenti

Ringrazio ancora i fantasmi per aver fatto nascere i miei figli che sono sopravvissuti alle difficoltà iniziali e hanno potuto incontrare dei veri genitori che si occupano (felicemente, amorevolmente, assiduamente e faticosamente) di loro.

Indice


...i veri genitori (ghost parents) - parte 5


Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto possibile, le proprie origini. Ma...

Memoria narrata.

Se l'adottato non è stato abbandonato alla nascita, almeno inizialmente conserverà un ricordo di uno o di entrambi i genitori. Potrebbe ricordarli con affetto e nostalgia, ma anche ricordarli con rabbia e risentimento. È giusto assecondare i ricordi degli adottati più grandi, ma quando con il passare del tempo, il narrato prenderà progressivamente il posto dei ricordi diretti, sarà meglio non indorare troppo la loro precedente esperienza familiare, perché diventerebbe sempre meno reale e sempre più ideale.

L'idealizzazione dei genitori d'origine è molto pericolosa: è facile essere perfetti quando non si è reali! una sorta di genitori Mandrake che tutto possono e che hanno mollato (forse solo temporaneamente) il figlio perché sovrastati da forze soverchianti. Quindi di chi è la colpa dell'abbandono? dei bambini che non rispondevano alle grandi aspettative dei generanti? dei bambini che risultavano inadeguati? stiamo scherzando? colpevolizziamo i figli per salvare quelli che hanno pensato di sopravvivere meglio mollando il soggetto debole che non si è potuto opporre e che deve sopportare il peso dell'abbandono e poi pensare alla sua inadeguatezza?

È giusto, quindi, che vengano ricordati anche gli aspetti e gli episodi sgradevoli altrimenti la memoria falsata renderà mitiche delle figure che generalmente di mitico non hanno nulla. Se le figure dei genitori d'origine risulteranno troppo perfette la conseguenza sarà una sola: la responsabilità dell'abbandono si trasferirà progressivamente sul bambino stesso che se ne addosserà tutta la colpa.

Una questione lessicale.

Le questioni lessicali sono trascurabili? A volte sì e a volte no. A volte le parole utilizzate sono lo specchio di un diffuso pensiero erroneo e distorto. In tal caso è meglio insistere per correggere l'errore lessicale per aiutare a correggere il pensiero erroneo. Se sono solo il frutto di un'abitudine lessicale, allora è meglio cambiarle così da non dare adito a malintesi.

Da dove prende origine il processo adottivo? Tutto nasce da una negazione. La negazione delle cure e dell'accoglienza e quindi dell'amore da parte di due soggetti che mettono al mondo un bambino. Possiamo chiamarli "Genitori" o addirittura "Veri-Genitori"? oppure il termine più azzeccato è esattamente il contrario: "Non-Genitori" che bene descrive la negazione originale?

Tutt'al più si potrebbe chiamarli "Ex-Genitori" come gli ex fidanzati, gli ex mariti, le ex mogli, ecc. In ogni caso non vedo come si possa chiamarli "Veri-Genitori". Qualcuno afferma che "il primo amore non si scorda mai" ma non viene certo in mente a nessuno di affermare che è il "vero amore" se non è realmente l'unico della propria vita.

La ricerca delle origini

Ribadisco ciò che ho affermato nella prima parte di questa serie di articoli: quando i miei figli saranno pronti (e non quando saranno indotti da qualcuno) e vorranno ricercare le proprie origini, li aiuterò, li sosterrò e, se vorranno, li seguirò, un passo indietro perché la mia presenza non sia troppo ingombrante...

(continua)

martedì 29 maggio 2012

...i veri genitori (ghost parents) - parte 4

Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto possibile, le proprie origini. Ma...

La retorica della mamma buona e amorevole. 

Permettetemi di esprimere un paio di domande provocatorie: una funzione fisiologica può determinare un ruolo così importante nella società? in un abbandono alla nascita c'è qualcosa di più profondo che non dipende dallo scambio di sangue, ormoni, fluidi, ecc.?

Un uomo che si limita a pochi minuti di piacere o a volte di violenza pura per poi disimpegnarsi rapidamente e sparire parzialmente o completamente, può essere chiamato padre? un piccolo e vigoroso spermatozoo può valergli questa investitura? lo si può definire tale?

Infatti si parla quasi interamente di ricerca della madre biologica (la vera mamma) perché la donna almeno ha un contatto diretto per almeno nove mesi con il bambino. Ma ci vuole più coraggio materno a crescere un figlio o ad abbandonarlo dopo averlo partorito? La retorica direbbe: "dato alla luce", "messo al mondo", "generato"... tutti termini che accrescono l'importanza della funzione cioè del "miracolo della nascita"!

Uno scenario reale e sconvolgente

Proviamo a considerare un possibile scenario: la madre che abbandona alla nascita il proprio figlio sopporta nove mesi di fastidi in modo più o meno attento, obbligata da leggi e usanze o lusingata da attenzioni dell'ambiente in cui vive e dove non è possibile o non è consigliabile interrompere la gravidanza. Nel frattempo maledice il peso e l'ingombro che deve sopportare aspettando con impazienza il momento di sgravarsi, prima possibile e con meno danni alla propria salute. Pensate che nel frattempo abbia tutte le attenzioni che normalmente hanno le madri in attesa? Pensate che non abusi di Alcol, fumo o stupefacenti?

Madri alcolizzate, tossicodipendenti o semplicemente menefreghiste, non hanno nessuna cura del bambino durante la gestazione, fumano, si impasticcano, si intossicano o bevono smodatamente così nascono moltissimi bambini che rischiano la vita, prima durante e subito dopo la nascita. Altrettanti bambini evidenziano deficit mentali o fisici perché hanno sopportato mesi di ingiurie durante la loro vita in un grembo inospitale.

Pensate che non sia una situazione frequente? La nostra società fatta di riviste pre-maman, di famose incinte felici e lautamente fotografate, di rubriche tutte zucchero e miele, di nostalgie vere o presunte del "pancione", non contempla la crudeltà materna. Non è compatibile con la retorica della maternità che si esprime con frasi ripetute fino alla noia come: "di mamma ce n'è una sola", "amore di mamma", "cuore di mamma", ecc. Queste donne, possono, al più, essere vittime di un disagio temporaneo e involontario.

Favole

La favoletta per bambini della madre che amorevolmente mette al mondo la creatura e poi, ponendola nel cestino imbottito con cura e amore, la affida a qualcuno che se ne occuperà in modo da dare benessere futuro al figlio, è giusto la storiella inventata da chi è incapace a sopportare il disamore dei genitori; può concepire quello paterno, ma ritiene incomprensibile quello materno. Eppure quante persone ingenuamente pensano e dicono: "se l'ha abbandonato pensava potesse vivere meglio con altri...". Crescendo ci si dovrebbe affrancare dalle favole per bambini e sviluppare una coscienza critica e adulta.


...i veri genitori (ghost parents) - parte 3

Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto possibile, le proprie origini. Ma...


Il legame di sangue.

Il "legame di sangue" sembra superato in un mondo moderno che, entrati nel terzo millennio, dovrebbe usare la ragione e aver assimilato i messaggi della psicanalisi dell'intero novecento, invece torna a galla dalla "pancia" della società che si scopre conformista e arretrata e ridesta le tradizioni e le credenze secolari, i luoghi comuni e i proverbi dei bisnonni, i pensieri, le abitudini popolari, le superstizioni  e (perché no?) i pregiudizi religiosi, ben sapendo che si scontrano con i valori di solidarietà e accoglienza auspicati anche dalla stessa società.

Una società arretrata con una cultura popolare becera e ignorante che considera persone diverse: i "bastardi", i "colorati", i "separati" e gli "adottati" genera grandi problemi a tutti costoro che vengono di fatto discriminati spesso nel modo più subdolo e ipocrita. Non vengono colpiti nei diritti e nell'integrazione sanciti dalle norme o nell'accettazione formale delle istituzioni, ma nella dignità della persona, nel profondo dell'intimo spesso proprio dalle stesse persone che si dichiarano accoglienti e solidali.

Un figlio vero...

Se non si ribadisce che un figlio adottato è un figlio (un figlio vero!) rimarremo sempre legati a vecchi stereotipi ottocenteschi. Non basta il riconoscimento giuridico, etico, morale e bla, bla, bla... Il fatto che sia adottato non deve essere un attributo identificativo significativo, nemmeno quando venga considerato un attributo positivo.

Solo con una piena accettazione da parte di tutto il contesto sociale, (amici, colleghi, insegnanti, educatori, compagni, gente della strada) la famiglia adottiva risulterà una famiglia normale, il figlio adottato non sarà di serie B e la ricerca delle origini sarà vissuta con curiosità e senza ansie, come una naturale ricerca delle proprie origini, delle radici culturali, sociali e affettive.

Il bastardo.

Qualche tempo fa abbiamo sentito un adulto adottato autodefinirsi figlio illegittimo ("un bastardo"). Ma in che pessimo contesto è cresciuto? che genitori adottivi scarsi e incapaci ha avuto la sfortuna di incontrare? in quale società e ambito culturale schifoso ha vissuto se ha una simile immagine di sé? chi l'ha lasciato crescere nella convinzione di non essere una persona compiuta? con simili presupposti è ovvio che, nonostante le difficoltà, persegua con grande sforzo la ricerca della madre biologica e delle proprie origini, chi non lo farebbe?

È purtroppo accertato che spesso, adolescenti di cosiddetta "buona educazione" o di "buona famiglia" additino immotivatamente il compagno adottato come "figlio di puttana" o "bastardo"; mentre con gli adottati di etnia diversa, riescano a sfogarsi attingendo a piene mani dalla peggiore retorica razzista. Autostima e ricerca delle origini non potranno che esserne profondamente coinvolte!

Necessità, desiderio o bisogno indotto?

Domandiamoci, quindi, in che misura il trauma dell'abbandono alla nascita sia un problema psicologico reale che sorge spontaneamente nell'abbandonato o quanto sia indotto dal contesto, cioè sia il frutto di una spinta esterna, sia conseguenza diretta o indiretta di un concetto drammatizzante e ansiogeno della società che sopravvaluta il ruolo del vincolo di sangue e della madre biologica.

In questo modo non vi sembra che si determini una coscienza collettiva che porti a sopravvalutare l'importanza dell'abbandono e dell'eventuale ricerca delle origini? sarà proprio vero che il ricongiungimento con la madre biologica sia sempre un atto immaginato in modo commovente e atteso da tutti i figli adottivi? 

Forse no, anzi, se solo il 15% degli adottati intraprende una seria ricerca delle origini (fonte CIAI), forse significa che questa ricerca è più una necessità del resto della società che ne continua a parlare. Forse dovremmo tutti dare meno peso al nostro passato e dovremmo concentrarci maggiormente verso presente e futuro?

venerdì 25 maggio 2012

...i veri genitori (ghost parents) - parte 2

Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto possibile, le proprie origini. Ma...

I media e la famiglia adottiva

La stampa e i media hanno spesso cadute di stile quando possono classificare le persone presentando titoli tendenziosi come in caso di reati avvenuti in seno a una famiglia adottiva, che viene etichettata subito come  tale anche se l'adozione risale a dieci anni prima e le motivazioni dei fatti sono avulse dall'esserlo. E spesso non c'è attenzione nemmeno sulle differenze tra adozione e affido, ecc.
     
La ricerca dell'incontro emozionante.

Il mondo dello spettacolo e del giornalismo leggero cullano da sempre il sogno di rappresentare il ricongiungimento di persone che non si vedono da moltissimo tempo... rappresenta l'apice dello spettacolo commovente ed emozionante, se poi c'è da condirlo con storie lacrimose e con un  pizzico di perdono sono impareggiabili per catturare un certo tipo di pubblico pronto alla lacrima e al sospiro.

Riflettiamo bene e cerchiamo di evitare i facili entusiasmi per un cliché tipico delle suddette trasmissioni inaugurate dalla Carrà e continuate da altri conduttori, che narrano finti ricongiungimenti (la TV è finzione quasi sempre), ritrovamenti di persone scomparse, riappacificazioni di parenti, amici, fidanzati, ecc...

Senza generalizzare, dobbiamo comunque considerare che l'incontro con il figlio abbandonato può far rivivere alla donna, momenti bui della propria esistenza che sono stati elaborati e ormai dimenticati, può far rivivere in lei sensi di colpa e di vergogna, può riportarla in realtà con persone e luoghi sgradevoli che ormai sono stati accantonati in un angolo della memoria, forse con grande fatica e gravi sofferenze, può vanificare anni di psicoterapia, può far precipitare la madre biologica in un vissuto drammatico ormai superato, può rovinare una vita ricostruita in modo lento e faticoso.

L'illusione di un ricongiungimento da fotoromanzo spesso si scontrerà con una realtà molto più cruda, cinica, triste, amara o insulsa. Quali saranno le prospettiva emotive del figlio che, attendendosi una certa reazione da parte della madre biologica, subirà un secondo rifiuto ben più umiliante perché inatteso e vissuto da adulto oppure riceverà una fredda accoglienza da sconosciuto? L'incontro potrebbe rivelarsi nella migliore delle ipotesi, molto deludente.

La regina delle domande


Il motivo della ricerca di quest'incontro si riassume spesso in una domanda concisa ma pesante come un macigno: "perché mi hai (avete) abbandonato?" Ma cosa ci si aspetta come risposta? "Per il tuo bene" è una risposta credibile? È chiaro che una domanda così a più di vent'anni di distanza è, come minimo, imbarazzante e può risolversi facilmente in una risposta di circostanza che ricorda situazioni sicuramente complesse ma che, se non vissute in prima persona, potranno sembrare anche banali. Possiamo concludere che l'autostima dell'abbandonato probabilmente non ne trarrà giovamento, né troverà risposte convincenti alle domande  che si trascina dall'adolescenza (chi sono? da dove provengo? perché? ecc.).

(continua)

...i veri genitori (ghost parents) - parte 1

Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano il desiderio o l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto possibile, le proprie origini.

Però...

Queste considerazioni nascono come reazione a una serie di trasmissioni televisive, articoli giornalistici, proposte legislative parlamentari, frasi fatte sulla mamma di pancia, commenti da cortile, fiction e film che affrontano il tema molto delicato de: "i veri genitori". Le riflessioni che seguono potranno sembrare "politicamente scorrette", distanti dal solito buonismo narrato nelle storie di adozione, ma sono sostanzialmente una legittima reazione all'ignoranza di una società che considera ancora i legami di sangue come insostituibili per un buon rapporto genitore - figlio ed arriva a considerare i figli come una sorta di proprietà inalienabile dei genitori (biologici).

Voglio ribadire che queste mie considerazioni non vogliono in alcun modo negare o ostacolare la ricerca delle origini da parte dei figli adottivi che nel momento che ne sentano il desiderio hanno tutti i diritti di fare le ricerche per sapere da dove e da chi provengano, anche se attualmente non sempre è possibile giungere alla conoscenza desiderata.

La dura realtà

Iniziamo con una notizia senza luogo e senza data, ma purtroppo vera (fonte ANFAA): Il Tribunale per i Minorenni di una grande città del Nord-Italia contatta la madre biologica (mantenendone l'anonimato) perché la figlia, ora in adozione, è affetta da una grave forma di leucemia, (in questi casi la legge prevede di poter interpellare la madre biologica anche se non vuole essere nominata), ma la madre biologica rifiuta di donare il midollo per salvarla da morte probabile. La notizia è tragica e potrebbe essere un caso isolato di insensibilità, ma in realtà si riscontrano atteggiamenti di questo genere molto più spesso di quanto il mito della "madre-amorevole-che-è-costretta-ad-abbandonare-il-figlio-appena-nato" ci voglia far credere.

I genitori adottivi non meritano di essere prima considerati santi, (poeti e navigatori) per poi essere vittime di pregiudizi che non li considerano genitori pienamente legittimati, come se fossero i proprietari della pensione in cui dimorano i figli di altri che sono in adozione presso di loro. Esiste un'istituzione che è stata creata per poter mantenere i legami con la famiglia di origine e si chiama affido (temporaneo) ed è attivata quando la volontà e le capacità dei genitori originari lo consentono. Ci auguriamo che i genitori adottivi non sviluppino dei sensi di colpa nei confronti di genitori fantasma (ghost parents) che molto spesso hanno scelto consapevolmente di non crescere un bambino ("bambino" e non "figlio") che hanno generato.

Diversamente genitori

Nel mondo che circonda le famiglie adottive dovrebbero scomparire definitivamente frasi e domande del genere: "non è il suo vero figlio!", "ma la tua vera mamma dov'è?", "gli vuole bene come se fosse suo", ecc... che a volte sfuggono dalla bocca di persone che, sorridenti, ci riempiono di complimenti per il nostro atto di bontà. Ci manca solo che qualcuno proponga come nel caso degli ex disabili che ci chiamino "diversamente genitori". 

Genitori naturali, biologici o originari

Anche il termine genitore "naturale" sembra sottintendere l'innaturalità degli altri ma, siamo sinceri, l'alternativa genitori "biologici" non è entusiasmante... Secondo me il modo migliore per definire i genitori di nascita, senza far torto a nessuno, dovrebbe essere genitori "originari" che peraltro sottolinea e individua la vera natura della relazione con i figli: la loro origine, il concepimento e la nascita.