martedì 20 novembre 2012

Quale futuro per le adozioni internazionali?

C'è da chiedersi quale sarà il futuro delle adozioni internazionali in Italia; potrebbero ridimensionarsi notevolmente nei prossimi anni perché i fattori di rischio sono molteplici:

Anzitutto la concorrenza della procreazione assistita, soprattutto effettuata all'estero dove pratiche di ovodonazione, maternità e paternità surrogata, congelamento e conservazione degli embrioni, ecc. sono permessi. C'è un fiorente mercato che procura posti letto, operazioni e soggiorni più o meno lunghi in diversi paesi europei non molto distanti dall'Italia, i prezzi stanno diminuendo, il servizioè all'altezza delle migliori cliniche e le probabilità di successo medie stanno aumentando con il migliorare delle tecniche.

Altri fattor non trascurabili che indurranno numerose coppie a non scegliere l'adozione internazionale sono: i costi, l'età, la lunghezza dell'iter adottivo, la scelta obbligata di paesi esotici.

I costi sono aumentati notevolmente negli ultimi 10 anni ed ora arrivano per certi paesi fino a 20-30mila Euro. I costi (più bassi) riportati da tutte le tabelle non prendono in considerazione fattori non trascurabili quali il viaggio (che può essere di oltre 10mila km e può essere ripetuto fino a tre volte) e il soggiorno (che può essere lungo da una settimana ad alcuni mesi).

Per quanto riguarda l'età, ormai la disponibilità richiesta alle coppie è di accogliere bambini fino a 7/8 anni e non è raro vedere l'adozione di ragazzi di più di 10 anni. L'aumento dell'età media (più di 6 anni nel 2011) dei bambini adottati è un fattore decisivo perché si incontrano minori con una storia non facile alle spalle, che sono alle soglie della preadolescenza, che saranno inseriti a scuola alla fine delle elementari (o adirittura alle medie). Analizzando brutalmente la situazione diminuiscono le gioie (di avere un bambino) e aumentano i guai (della convivenza con un ragazzo portatore di problemi). Così viene a crollare una parte delle motivazioni per cui si cerca un figlio.    

Altro fattore scoraggiante sono le indagini dei servizi sociali e del tribunale che necessariamente devono selezionare genitori in grado di gestire bambini sempre più grandi e potenzialmente problematici. Oltre alle difficoltà aumentano i tempi di attesa perché le pratiche all'estero diventano progressivamente più accurate, più garantiste verso i minori, più puntigliose e durano di più.

Non da ultimo esiste un altro fattore non dichiarato ma purtroppo presente... il teatro delle adozioni si sposta progressivamente dall'Europa orientale e dall'America Latina verso l'Asia e l'Africa dove i connotati somatici dei bambini sono molto differenti dai nostri e non tutti gli adottanti sono pronti a desiderare figli così esotici e diversi. Prima di considerarlo razzismo proviamo a pensare a un adulto (20 anni) africano o cinese e a immaginare un certo grado di intimità casalinga con lui, non tutti ci riescono.   

A questi fattori si deve aggiungere anche la sensazione sgradevole e diffusa di essere considerati una famiglia di serie B. Ogni giorno si possono cogliere piccoli segni in quello che si dice, si scrive, a scuola, in ufficio, in televisione... la vera famiglia è quella genetica (prima era il sangue e le origini) da cui dipende ogni istante futuro della persona. Viviamo in un momento in cui il mito del genoma (di cui si sa ancora molto poco) ci porta a credere che conoscendolo sapremo a priori tutto quello che un uomo farà, che penserà e che gli accadrà.

C'è quindi da porsi delle domande sul prossimo futuro: tra qualche anno quante saranno le coppie disponibili all'adozione internazionale?

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