I cambiamenti (di famiglia, di scuola, di grado, di insegnanti) provocano
dei comportamenti che seguono quasi sempre un evolversi in tre tappe:
una fase di osservazione, una fase seduttiva, una fase provocatoria.
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La fase di osservazione serve al bambino per scoprire qual è la richiesta nei suoi confronti, è necessari per poter entrare in relazione, in questa fase il bambino è remissivo, ubbidiente e non prende iniziative.
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Nella fase seduttiva e di manipolazione il bambino utilizza le informazioni raccolte nella prima fase per compiacere l'adulto, in questo modo riduce al minimo il rischio di non essere accettato e quindi di un nuovo abbandono. Durante questa fase non sempre riesce ad autocontrollarsi e quindi possono verificarsi delle crisi di pianto, di rabbia o incubi notturni.
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La fase successiva deriva dall'essersi costruito delle sicurezze e delle certezze di accettazione. è ormai sicuro di non dover subire un nuovo abbandono e quindi mette alla prova le sue sicurezze con provocazioni di vario genere per osservare le reazioni dell'adulto e cercare il limite che può raggiungere. Ricorda la fase dei 'no' dei 2/3 anni. è ovviamente la fase più faticosa per genitori, educatori e insegnanti.
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C'è un'ulteriore fase che si verifica durante la pubertà e l'adolescenza (scuole medie) dove c'è una maggiore maturazione e comprensione del vissuto e dove affiorano in modo importante necessità di ricerca delle origini e del proprio passato.
Anche l'età dei 6/7 anni è una fase cruciale per i
bambini che sono stati adottati da piccoli perché si matura
un nuovo modo di concepire la famiglia, non più solo come insieme
di persone che vivono insieme, ma anche come unione di persone con
legami di sangue. Questa nuova consapevolezza che evidenzia una caratteristica
mancante nel rapporto con i genitori può indurre delle manifestazioni
problematiche. 6/7 anni è anche il periodo in cui si inizia
a comprendere meglio l'idea della morte e quindi a meglio concepire
concetti profondi come la perdita e si riesce a focalizzare meglio
anche l'idea di abbandono.
I fattori in gioco.
Studi sempre più accurati hanno evidenziato le caratteristiche
dei bambini adottati in relazione al grado di inserimento nel nuovo
contesto (famiglia, scuola, società).
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Un primo fattore importante è stato identificato nell'età di inserimento nella nuova famiglia: più grande è l'età all'atto dell'adozione più risulta difficile l'adattamento.
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Un secondo fattore più importante risulta essere il tipo e la qualità delle esperienze di vita precedenti all'adozione.
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Un terzo fattore ancora più importante è la qualità e l'intensità del legame affettivo instaurato con la nuova famiglia. Maggiore è la possibilità di rielaborare, di confrontarsi, ecc. migliore è l'adattamento alla vita.