martedì 22 dicembre 2015

Genero ergo sum

Viaggio semi-serio nei nuovi sistemi per diventare genitori.

Capitolo 1. 
L'omologanza e l'eterologanza

Ho recentemente conosciuto una coppia che ha un figlio di dodici anni. Scambiandoci opinioni ed esperienze ho saputo che il figlio è frutto di una procreazione assistita eterologa effettuata in Spagna. Più di dodici anni fa? Nel 2002? A quell'epoca probabilmente molti come me alla domanda cos'è l'eterologa avrebbero pensato a qualche regola astrusa della scienza della parola o a una parte del discorso rara e peculiare (da logos) e invece era già una pratica di quella che si chiamava ancora inseminazione artificiale (e il bambino veniva chiamato "figlio in provetta"). Poi, come ogni cosa che deve essere venduta e che quindi incontra degli uffici di marketing, la denominazione ha perso l'attributo "artificiale" ed è diventata "assistita", più eleganza, più appeal, più vendibile. La prima volta che ho sentito questo nuovo termine, per un attimo ho temuto che si riferisse a uno specialista "guardone" che assistesse all'atto di fecondazione da parte di una coppia... incitando, veicolando, suggerendo... Anche la parola "inseminazione" è stata mutata in "procreazione" e il motivo è chiaro, l'inseminazione è l'atto tecnico che viene compiuto dall'equipe medica e che non garantisce nessun figlio (le vere percentuali di successo in genere sono top secret e sospettiamo piuttosto basse), quindi meglio spostare l'accento sul risultato finale cioè la "procreazione", inducendo implicitamente a credere che ad ogni inseminazione corrisponda una procreazione. Realistico per il marketing delle cliniche del settore, irreale nell'esperienza e nella pratica di chi segue questa strada e che spesso reitera più volte i tentativi fino al raggiungimento del figlio o al prosciugamento dei risparmi e/o delle energie. Abbiamo conosciuto alcune coppie che hanno tentato 8, 10, 12 e perfino 18 volte!

Intermezzo. 
L'esperienza personale di Andrea e Andrea.

No, tranquilli, non è una coppia di omosessuali (perché avrebbero dovuto usare altre pratiche (madre surrogata che vedremo poi), lui Andrea (come si usa in Italia, maschio), lei Andrea (come si usa in Germania, femmina), non più giovanissimi, che raccontano: 

"In Italia dodici anni fa l'eterologa non era diffusa, poi la normativa l'ha resa illegale e recentemente è tornata possibile. Diciassette anni fa noi eravamo tra quelli che tentavano la via omologa (un paio di volte, una manciata di milioni di lire a botta perché nelle strutture pubbliche il nostro turno sarebbe coinciso con l'età della pensione). La prima volta con emozione e trepidazione, credendo sinceramente che fosse l'unica strada da percorrere, disposti a tutto. Esami ed analisi per lui, esami ed analisi per lei, poi iniezioni in pancia per lei (le fa lui) così si producono più ovuli e poi il giorno fatidico in un ambulatorio situato in un seminterrato, un posto freddo, squallido con i letti delle aspiranti mamme in batteria (sottolineo che era una struttura privata) come le mucche (che per l'appunto vengono inseminate artificialmente così). Gli aspiranti padri che si aggiravano nei corridoi con in mano dei piccoli barattolini cercando gli sgabuzzini (tali erano) per farsi l'autoprelievo in solitario. Le cellule si erano poi moltiplicate per un po' e poi erano state rigettate abbastanza presto come se l'ambiente naturale avesse mal sopportato l'intrusione artificiale. Pare che sia l'evenienza più frequente, inseminazione riuscita, gravidanza interrotta, procreazione non raggiunta. La seconda volta, con meno entusiasmo, meno speranza e un certo senso di fatalismo, mentre partecipavamo al teatrino nel solito seminterrato, ci siamo resi conto che la speculazione sul desiderio delle coppie di diventare genitori prevaleva troppo su tutto il resto. L'esito negativo era quasi scontato, ma prima ancora di averne la certezza avevamo già optato per l'adozione (di cui allora ignoravamo tutto)."

Capitolo 2. 
La surroganza

Dunque, come spiegarla a chi non ne sa nulla? Tu prendi un ovulo dalla mamma, uno spermatozoo dal babbo, li unisci insieme con tecniche di chirurgia microscopica e poi impianti (si dice così - si appoggia, si incolla...) l'ovulo fecondato nell'utero di un'altra donna, che non è la mamma, ma partorirà suo figlio. La cosa si complica se al posto dell'ovulo della mamma si usa l'ovulo di un'altra donna che non è la mamma ma assomiglierà al figlio, che sarà fecondato con uno spermatozoo del papà e che verrà comunque partorito da una terza donna che non è la mamma ma lo partorirà. La cosa si complica ancora di più se si usa l'ovulo di una donna che non è la mamma, si utilizza anche il seme di un donatore che non sia il papà, così si giungerà ad avere come figlio naturale un bambino che è più assimilabile ad un figlio adottato che però a differenza di quest'ultimo è piccolo, sano, garantito e certificato da una delle numerose multinazionali che si occupano di queste pratiche e sarà un figlio che probabilmente costerà molto, non assomiglierà a nessuno dei due genitori (o clienti?) e (cosa trascurabile per chi lo avrà cercato) sarà illegale in Italia. Recentemente questa pratica è stata deprecata anche dall'unione europea, ma incredibilmente non per dare più garanzie ai figli, ma a causa del pericolo di sfruttamento delle mamme surrogate! (un ragionamento adultocentricamente perfetto.

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