Indice
- ...i veri genitori (ghost parents) - parte 1
- ...i veri genitori (ghost parents) - parte 2
- ...i veri genitori (ghost parents) - parte 3
- ...i veri genitori (ghost parents) - parte 4
- ...i veri genitori (ghost parents) - parte 5
- ...i veri genitori (ghost parents) - parte 6
Ringrazio i quattro genitori fantasma che hanno messo al
mondo i miei due figli e che mi hanno permesso di diventare genitore
abbandonandoli molto presto... Nel caso i miei figli adottivi sentano
l'esigenza, li aiuterò a ricostruire e ritrovare, per quanto
possibile, le proprie origini. Ma...
I media e la famiglia adottiva
La stampa e i media hanno spesso cadute di stile quando possono classificare le persone presentando titoli tendenziosi come in caso di reati avvenuti in seno a una famiglia adottiva, che viene etichettata subito come tale anche se l'adozione risale a dieci anni prima e le motivazioni dei fatti sono avulse dall'esserlo. E spesso non c'è attenzione nemmeno sulle differenze tra adozione e affido, ecc.
La ricerca dell'incontro emozionante.
Il mondo dello spettacolo e del giornalismo leggero cullano da sempre il sogno di rappresentare il ricongiungimento di persone che non si vedono da moltissimo tempo... rappresenta l'apice dello spettacolo commovente ed emozionante, se poi c'è da condirlo con storie lacrimose e con un pizzico di perdono sono impareggiabili per catturare un certo tipo di pubblico pronto alla lacrima e al sospiro.
Riflettiamo bene e cerchiamo di evitare i facili entusiasmi per un cliché tipico delle suddette trasmissioni inaugurate dalla Carrà e continuate da altri conduttori, che narrano finti ricongiungimenti (la TV è finzione quasi sempre), ritrovamenti di persone scomparse, riappacificazioni di parenti, amici, fidanzati, ecc...
Senza generalizzare, dobbiamo comunque considerare che l'incontro con il figlio abbandonato può far rivivere alla donna, momenti bui della propria esistenza che sono stati elaborati e ormai dimenticati, può far rivivere in lei sensi di colpa e di vergogna, può riportarla in realtà con persone e luoghi sgradevoli che ormai sono stati accantonati in un angolo della memoria, forse con grande fatica e gravi sofferenze, può vanificare anni di psicoterapia, può far precipitare la madre biologica in un vissuto drammatico ormai superato, può rovinare una vita ricostruita in modo lento e faticoso.
L'illusione di un ricongiungimento da fotoromanzo spesso si scontrerà con una realtà molto più cruda, cinica, triste, amara o insulsa. Quali saranno le prospettiva emotive del figlio che, attendendosi una certa reazione da parte della madre biologica, subirà un secondo rifiuto ben più umiliante perché inatteso e vissuto da adulto oppure riceverà una fredda accoglienza da sconosciuto? L'incontro potrebbe rivelarsi nella migliore delle ipotesi, molto deludente.
La regina delle domande
Il motivo della ricerca di quest'incontro si riassume spesso in una domanda concisa ma pesante come un macigno: "perché mi hai (avete) abbandonato?" Ma cosa ci si aspetta come risposta? "Per il tuo bene" è una risposta credibile? È chiaro che una domanda così a più di vent'anni di distanza è, come minimo, imbarazzante e può risolversi facilmente in una risposta di circostanza che ricorda situazioni sicuramente complesse ma che, se non vissute in prima persona, potranno sembrare anche banali. Possiamo concludere che l'autostima dell'abbandonato probabilmente non ne trarrà giovamento, né troverà risposte convincenti alle domande che si trascina dall'adolescenza (chi sono? da dove provengo? perché? ecc.).
(continua)
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