martedì 9 aprile 2013

Ladri di bambini? (adozione nazionale)

Ladri di bambini? (adozione nazionale)


I bambini adottati, non sono solo bimbi abbandonati alla nascita o orfani, spesso sono sottratti da situazioni che li porterebbero a gravi danni fisici, psichici e perfino, nei casi più gravi, alla morte.

Spesso, nelle vicende più controverse riguardanti le adozioni, si sentono dire e si leggono commenti assolutamente sconcertanti.

La prima regola (spesso disattesa) dovrebbe essere NON GENERALIZZARE. Ogni situazione ha le sue circostanze e non ha senso prendere dei casi particolari come modello da criticare e istituire così dei veri e propri processi mediatici. Ci sono talk-Show, pseudo-esperti e personaggi pubblici che esprimono sempre più spesso giudizi e commenti assolutamente fuori luogo che dimostrano ignoranza in materia, scarsa riflessione o peggio malafede.

Per alcuni giornalisti o presunti esperti, togliere un bambino ai genitori naturali è un delitto che la società (tramite i Servizi Sociali e i tribunali dei minori) perpetra per dare figli a coniugi ricchi e annoiati che sono pure sterili. L'assunto incontestato di tutti questi personaggi è il principio per cui tutto si fa nell'interesse del 'minore' ('minore' è già un termine piuttosto vago dato che 'minori' si è a 3 mesi, a tre anni, ma anche a 14 anni, perciò preferisco parlare di bambino).

Come intendano questo 'interesse del minore', però, è un vero rompicapo... Ricordiamoci che in alcune situazioni il bambino è vittima di abbandono, di violenze, di torture fisiche e psicologiche. Può essere trascurato fino all'inedia o alla morte, può essere picchiato, torturato o bruciato con le cicche di sigaretta, può venir abbandonato solo e chiuso in una stanza o in auto per ore, può essere vittima di pesanti pressioni psicologiche, può essere oggetto di attenzioni sessuali da parte di parenti e affini... non c'è limite al peggio.

Giustificare o comprendere, perdonare o sottovalutare qualsiasi comportamento di questo tipo perché perpetrato da un consanguineo (la società non deve mettere il naso nelle questioni familiari) è mostruoso, inconcepibile e altrettanto grave. In altri casi i genitori (o la madre) non sono psicologicamente nemmeno in grado di badare a se stessi (tossicodipendenti o malati psichici, ecc...) e non sussiste la possibilità che possano allevare dei figli.

I Servizi Sociali, quando vengono a conoscenza di queste situazioni, intervengono analizzando la singola situazione ed eventualmente (quando non ci sono altre possibilità) allontanano il bambino dai genitori e lo affidano a una struttura idonea (casa famiglia, centro di accoglienza). Non dovete pensare agli orfanotrofi come sono descritti dalla tradizione popolare e romanzesca, freddi, inaccoglienti, ecc... quelle attuali sono strutture piccole e accoglienti che assomigliano molto a degli asili, con personale non solo preparato, ma anche premuroso, spesso c'è un giardino e ci sono molti giochi. Cosa manca? Manca l'affetto vero dei genitori, ma ricordiamoci delle situazioni di provenienza di questi piccoli ospiti.

A questo punto i genitori naturali o i loro parenti (nonni ecc.), spesso, possono frequentare la struttura per mantenere vivo il legame con il figlio nella speranza che vengano risolti i motivi di disagio che li hanno portati a maltrattare il bambino. Ci sono bambini che vivono per anni in queste strutture in attesa di questo lieto evento. Ci sono casi che si risolvono così e dopo alcuni mesi o dopo anni i figli tornano in seno alla famiglia di origine. Ci sono anche bambini che attendono invano un interessamento o la soluzione dei problemi da parte della propria famiglia di origine. Il figlio è accudito, nutrito, vestito... va bene così... perché preoccuparsi troppo?

Ci sono casi in cui i genitori (o più spesso la madre che nel frattempo è rimasta sola) pur essendo intenzionati ad occuparsi del figlio, non sono in grado, nella quotidianità, di realizzare questo vago desiderio. Un figlio richiede continua attenzione, la presenza e la disponibilità degli adulti che non può essere intermittente o approssimativa. Il desiderio di avere un figlio si scontra con le piccole-grandi difficoltà della vita di ogni giorno che paiono insormontabili a persone che vivono un loro disagio personale o che hanno una vita instabile.

Nella confusione di sentimenti e della risoluzione dei propri problemi può anche capitare che la famiglia (genitori, zii e nonni) di origine arrivi ad interessarsi del bambino solo quando le viene notificata dal tribunale la 'decadenza della patria potestà', allora probabilmente si sente come defraudata da parte delle istituzioni di una proprietà (il figlio era affidato, ma era comunque suo) e quindi fa ricorso al Tribunale per i Minori.

Nel frattempo il bambino può essere anche dato in 'collocamento' (termine orribile!) in attesa di adozione a una coppia disponibile ad adottare. Da qui in poi inizia l'attesa di una decisione definitiva del tribunale (sentenza di primo grado, appello, cassazione, sentenze, cancellieri, segreterie, burocrazia, ecc...), il bambino cresce nella sua nuova famiglia dove è monitorato dal tutore e dai Servizi Sociali, ha il suo nome di battesimo, ma non ha cognome. Non ha ancora il cognome della nuova famiglia (non è registrato come facente parte del nucleo familiare) e non può essere reso noto il cognome di origine per sua tutela (e tutela della famiglia di origine). Alla famiglia adottiva arriva l'eco lontano di notizie sullo svolgimento delle procedure in tribunale, i Servizi Sociali, che rappresentano il minore in tribunale, li rendono partecipi solo parzialmente e diversi giorni dopo che i fatti sono accaduti. Questi sono i peggiori aspetti del 'Rischio giuridico' nell'adozione nazionale. E' fondamentale che la nuova famiglia viva in modo positivo questa incertezza per non trasmettere ansia al bambino. Avere fiducia nel tribunale, essere quasi incoscenti e fatalisti e non pensarci oppure essere semplicemente ottimisti sono buone ricette per vivere bene questo periodo (ricordiamo che il tribunale potrebbe riaffidare il bambino alla famiglia di origine, evento raro, ma possibile).

Durante questo periodo 'limbico' si possiede solo un documento che attesta l'affido (pieno di 'omissis') e i rapporti con i pubblici servizi come l'iscrizione all'asilo o alla scuola o l'iscrizione al servizio sanitario (la tessera sanitaria) e qualsiasi altra operazione amministrativa vede le istituzioni impreparate alla casistica, ma fortunatamente trova spesso la comprensione e la buona volontà delle persone preposte che aiutano a risolvere i problemi (ad esempio con qualche punto in più nelle graduatorie di scuola o con dati semi-inventati come un codice fiscale fittizio, ecc...)

E' in questa fase che i genitori adottivi si sentono un po' come 'ladri di bambini', perché c'è resistenza da parte dei genitori naturali, ma anche perché il figlio è trattato dalle istituzioni un po' come un clandestino (ad esempio non deve essere citato nel censimento o nella dichiarazione dei redditi).
 

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