Due figli, lei ormai adolescente, italiana, molto italiana, carnagione
chiara, capelli e occhi castani, occhi tondi, sorriso sincero, facile all'entusiasmo o alla delusione, grande generosità d'animo, il
fratellino, di quattro anni più giovane, puro khmer, pelle di infinite gradazioni
tra il latte macchiato invernale e il caffè macchiato estivo,
occhi leggermente a mandorla e nasino schiacciato, capelli neri, bocca
a cuoricino che si schiude spessissimo in un sorriso irresistibile
di denti bianchissimi.
Due figli così diversi tra loro e io che mi incanto a guardarli...
mi riecheggiano domande lontane: come si fa ad amare un bambino così
diverso da noi? come si può riuscire ad amare bambini così
differenti? si riesce a non privilegiare l'uno o l'altra?
La risposta è sì, anche volendo sarebbe impossibile
fare preferenze. La soluzione è stata semplice: hanno risolto
loro tutti i dubbi, in pochissimo tempo sono diventati inseparabili,
compagni, complici, si cercano, si seguono, si trovano, si difendono,
si imitano... un vero spettacolo! Nati in circostanze così
diverse a quattro anni di distanza e a 15 mila chilometri di distanza,
eppure così assolutamente fratelli anche nei rari episodi di
gelosia e di litigio.
Non ho provato cosa significa amare un figlio biologico, un figlio
che ci assomigli così tanto da poterci specchiare in lui, un
figlio che abbia le nostre caratteristiche genetiche, doti e difetti,
ma so per certo che sarebbe impossibile provare per lui un amore più
intenso di quello che provo per i miei due figli adottati, entrati
così profondamente nella mia esistenza che mi sembra impossibile
non aver vissuto insieme a loro sin dal primo minuto della loro vita.
La loro vita e la mia vita prima del nostro incontro esiste, lo sappiamo, ma per ora è in un cassettino, ci godiamo questa vita insieme, giorno per giorno, ora per ora. Quando vorranno chiedere, cercare, indagare sulla loro vita ante-incontro per lo stesso amore assoluto che provo adesso, io sarò lì per aiutarli e sostenerli.
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