domenica 6 marzo 2016

Empatia?

L'empatia, in parole povere, è la dote di "mettersi nei panni" di qualcun altro.

Proviamo allora a essere empatici nei confronti di una coppia di omosessuali che convive da tempo o ha intenzione di farlo.. Risulta palese che ciò che ad altri sembra una pretesa senza fondamento, per loro è una speranza e un diritto: potersi definire legalmente nucleo familiare, prima ancora di accedere all'eredità, alla pensione di reversibilità, alla successione nei contratti d'affitto, nell'accesso alle notizie mediche, ecc.
Il passo successivo all'essere coppia è altrettanto ovvio, poter fondare una famiglia avendo dei figli, Passo relativamente semplice per una coppia di omosessuali femmine, ma piuttosto complesso per una coppia di omosessuali maschi che dovrebbero rivolgersi a una maternità surrogata con tutti i dubbi etici (e l'impegno economico esorbitante) che ciò comporta per gli stessi aspiranti genitori.

Proviamo ora ad essere empatici verso un adolescente che conviva con due uomini adulti (o due donne) che si considerano una coppia, come vi sentireste (da adolescenti che mettono in discussione le figure "genitoriali")?

La scelta dell'adolescente (maschio o femmina declinano in modo differente il periodo ma hanno tratti comuni) è esemplificativa. Non siamo più in presenza della schiera di bambini piccoli e felici di essere speciali perché hanno due mamme o due papà (fatti vedere impudicamente e spudoratamente dalla tv iena), siamo presenti alle crisi identitaria dovuta a un periodo dello sviluppo dei ragazzi; un periodo che in situazioni di stabilità già può essere devastante per tutta la famiglia. 
Sono gli anni in cui i figli devono smontare le figure dei genitori-eroi della loro infanzia, "tirarli giù" dal piedestallo. Mettere in discussione tutte le convinzioni condivise all'interno del nucleo familiare, tanto più quando le convinzioni si riflettono profondamente sulla vita della famiglia e quindi risultano fortemente radicate nelle idee e nei comportamenti dei genitori (l'omogenitorialità non si persegue se non si è profondamente convinti della sua validità e attuabilità).
In caso di omogenitorialità (forse anche aggravata da origini incerte come l'utero in affitto) le cartucce in mano all'adolescente diventano mine anti-uomo (anzi anti-omo). 
Di chi sono figlio? 
Con le somiglianze, se i gameti sono di almeno uno dei genitori, l'adolescente riuscirà a capirlo anche davanti all'incertezza o all'omertà di chi ha costruito artificialmente questa "famiglia" monocromatica (o omocromatica, altro che arcobaleno).
Una volta individuato il genitore biologico, l'altro chi è? 
Un estraneo (estranea) che fa sesso con lui?! 
Anni di convivenza e di esperienze comuni possono infrangersi come una bella vetrata colorata (arcobaleno?) davanti all'adolescente che scopre di non poter essere omologato ai coetanei, che penserà di essere stato ingannato dal destino che gli ha negato qualcosa (anche se non sa cosa).
E l'adolescente, dopo questo processo distruttivo di demolizione radicale o parziale della famiglia riuscirà a ritornare? (cosa che spesso avviene nelle famiglie tradizionali, quelle monocrome noiose pantofolaie e omologate famiglie con padre, madre e figli). O in lui sarà scattato qualcosa di irreversibile?  Es, io e super-Io, la coscienza del sé, l'autostima, l'identità e tutte le varie invenzioni degli psicologi che le usano a uso e consumo delle proprie convinzioni, il malessere esistenziale, il sospetto di essere stato preso in giro (dal destino, dalla divinità in cui crede o semplicemente dagli adulti), dove lo condurrà?

Ognuno può, mediante l'empatia, cercare di immaginarlo tenendo ben presente che l'orientamento sessuale e ideologico o religioso di questo ragazzo potrà essere molto diverso, anche antitetico a quello dei genitori.

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